Italia: paese meno assicurato d’Europa

Italia: paese meno assicurato d’Europa

L’Italia continua ad essere il paese meno assicurato dell’Europa: una conferma sia dalla ricerca dell’Associazione nazionale dei risk manager e responsabili assicurazioni aziendali (Anra) con l’Università degli studi di Milano, Parma e Firenze, e sia da una ricerca di Italian Insurance Report.

La sottoassicurazione è stata valutata nel Ramo Vita e rischi climatici.

Italia: paese meno assicurato d’Europa

Il dato è chiaro: piuttosto che stipulare una polizza per proteggere sé stessi, la propria azienda o la propria famiglia, l’italiano preferisce accumulare denaro per eventuali imprevisti.

Ecco perché, nella ricerca di Italian Insurance Report, realizzata tramite i dati di ANIA, mettendo a confronto il mercato assicurativo di sette paesi del vecchio continente, l’Italia è all’ultimo posto.

Per quanto riguarda il Ramo Vita, ad esempio, nonostante l’Italia abbia mostrato un consistente incremento negli ultimi tre anni, il valore è ancora basso.

Stessa cosa per il settore dei rischi climatici: secondo una recente analisi realizzata dall’Associazione nazionale dei risk manager e responsabili assicurazioni aziendali (Anra) con l’Università degli studi di Milano, Parma e Firenze, l’Italia è il paese in Europa più sotto assicurato contro le calamità naturali.

Secondo l’analisi, il nostro continente ha solo il 3,2% delle perdite assicurate, nonostante il territorio sia continuamente soggetto a imprevisti di questo genere.

Nel dettaglio:

  • il 62% delle aziende italiane ha una buona consapevolezza, ritenendosi esposta a possibili rischi catastrofali;
  • 4 imprese su dieci si considerano vulnerabili su più fronti, in particolare quelli tipici di un’area idrogeologicamente complessa come terremoti ed alluvioni;
  • Il 96% delle aziende assicurate si avvale di una polizza assicurativa all-risk o multirischio, ma questi coprono quelli del ramo property (79%), le interruzioni di attività (52%) e il casuality (34%);
  • Il 40% delle imprese ha dichiarato di non aver mai acquistato alcun tipo di copertura per rischi catastrofali, percependo come trascurabili le conseguenze e i danni eventuali derivanti da eventi atmosferici o idrogeologici estremi.
  • Nelle interviste riportate dalle analisi, il 22% degli intervistati ha dichiarato di aver subito danni catastrofali che hanno causato una perdita diretta tra i 5 e i 10 milioni di euro (17%) o addirittura superiore ai 50 milioni di euro (10,4%).

Una particolarità tutta italiana è il non utilizzo dei cat bond, catastrophe bond, molto sfruttati in diversi paesi. Questi sono obbligazioni che svolgono la funzione di trasferire il rischio di un evento catastrofico eccezionale, come un uragano, un terremoto o una pandemia, da un soggetto che li emette ad un altro che viene remunerato per sopportare questo rischio.

Perché non vengono utilizzati i cat bond? Uno dei problemi principali è la scarsa conoscenza dello strumento non solo degli assicurati, ma anche degli operatori: l’82% non conosce i cat bond, e la restante parte li considera così complicati da non proporli al cliente.

L’analisi, inoltre, sottolinea che sui cat bond manca una forma contrattuale standard e delle linee guida che possano semplificare il prodotto.

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