Il Segretario Generale IVASS interviene al convegno organizzato da Reale Mutua sul tema di "Leveraging the Mutuality difference" .
Le assicurazioni nascono per un principio di mutualità
La mutualità è alla base dell’attività assicurativa: si legge in un documento veneziano del Quattrocento che le radici storiche del fenomeno assicurativo si fondano, da un lato, da un bisogno di mutuo soccorso, e dall’altro lato, dalla lucida disponibilità a rinunciare ad una parte dei guadagni per condividere i rischi della vita e delle attività economiche.
Rispetto alla mutualità delle origini, quella di oggi si inserisce in un concetto più articolato, in grado di realizzare sempre più ampie forme di assunzione e distribuzione di rischi a vantaggio dei singoli ma anche del più generale sviluppo sociale, economico e tecnologico.
L’aspetto digitale ha modificato e continua a modificare il concetto di mutualità, meritando, quindi, un focus particolare nell’intervento del Segretario Generale IVASS.
La digitalizzazione e la mutualità
L’utilizzo di big data e dell’intelligenza artificiale può arricchire i prodotti ma può spingere anche verso una eccessiva personalizzazione dei premi e dei servizi. La personalizzazione spinta di prodotti e tariffe può accrescere l’esclusione fino alla discriminazione di alcune fasce di popolazione dal mercato assicurativo, oltre a rendere difficile il confronto tra prodotti.
In sintesi, afferma De Polis, “possono essere messi a rischio i meccanismi di solidarietà sociale (ovvero il principio di mutualità) che fondano il metodo assicurativo di gestione dei rischi, il quale va, invece, preservato.”
C’è diffusa consapevolezza di questo rischio e ciò è un primo passo fondamentale per gestirlo al meglio.
Come stanno rispondendo le compagnie al cambiamento?
Le compagnie hanno già da tempo fatto propri i temi ambientali nella loro duplice veste di investitori e di prestatori di coperture assicurative a fronte dei cambiamenti climatici e delle catastrofi naturali. La dimensione sociale va di pari passo con la mutualità.
L’attenzione per la buona governance si intreccia anche con il nuovo modello di società benefit, di cui parliamo oggi, e delle connesse certificazioni a presidio della coerenza e dell’efficacia delle politiche adottate dalle aziende.
La società benefit rappresenta un’innovazione recente del panorama giuridico italiano, introdotta dalla legge n. 208 del 28 dicembre 2015 con l’obiettivo di coniugare e bilanciare due finalità spesso percepite come inconciliabili: il profitto e il perseguimento di benefici comuni.
La scelta del modello di società benefit non muta la forma giuridica e la disciplina codicistica delle società che decidono di acquisire tale veste, ma tale qualifica informa l’oggetto sociale, i doveri degli amministratori e le regole di trasparenza, spiega De Polis "mi riferisco alla responsabilità degli organi sociali in caso di inosservanza dei doveri imposti dalla legge e dallo statuto, alla nomina del responsabile aziendale del perseguimento delle finalità di beneficio comune e alla relazione annuale sull’attività svolta da allegare al bilancio."
Dal punto di vista normativo, non sussistono ostacoli all’assunzione della qualifica di “società benefit” da parte di un’impresa di assicurazioni, nemmeno nell'ottica di bilanciamento tra fine di lucro e beneficio comune. Già tre compagnie italiane hanno assunto questa veste.
I benefici comuni fatti propri dalle imprese benefit sono vari; dall’orientamento del business model alle esigenze del terzo settore e dei consumatori etici, all’attenzione per gli stakeholder, dipendenti e corpi sociali; dalla creazione di valore nel medio-lungo termine, alla cura della sostenibilità economica, sociale e ambientale; dall’agire responsabile all’apertura alla collaborazione per creare valore collettivo.
Lo schema benefit, aggiunge il Segretario Generale IVASS, “è una interessante innovazione, perché in grado di riconciliare il nuovo orientamento del business a svilupparsi in una prospettiva di sostenibilità con le logiche che informano la governance delle imprese. Esso, inoltre, facilita la comunicazione agli stakeholder e al mercato degli obiettivi aziendali ma richiede anche un obbligo rafforzato di trasparenza."
In entrambe queste dimensioni la reputazione è fondamentale: evitare qualificazioni benefit di facciata è nell’interesse del mercato stesso.
Occorrono competenza e credibilità dei dirigenti preposti al perseguimento e alla verifica delle finalità di beneficio comune e solide relazioni annuali. Un ruolo altrettanto importante può essere svolto dalla sottoposizione volontaria a qualificati processi di certificazione indipendente - ormai diffusi in molteplici ambiti di attività - capaci di verificare e comunicare al mercato coerenza di azione e raggiungimento di rigorosi standard di performance sociale e ambientale, responsabilità e trasparenza.
Porte aperte alle imprese che mettono al centro il business come “force for good”, come leva per rendere il mondo migliore.
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